movimento e specularità (1966 - 1969)
Il 15 dicembre del 1964 viene lanciato in orbita il primo satellite artificiale italiano: San Marco 1. Ed è proprio per rendere omaggio a questa “corsa allo spazio” nostrana che Pierelli, ispirandosi ai vettori spaziali, deciderà di concepire la serie scultorea Saturno.
Insieme all’ormai ben saldo campo d’indagine della specularità, l’artista sperimenta adesso, nelle sue sculture, non soltanto la molteplicità delle forme, ma anche del movimento. Le fisse e squadrate basi dei monoliti d’acciaio diventano ora supporti semisferici, che conferiscono alle opere una posizione inclinata ed orientabile. Il moto diviene il veicolo fondamentale per la trasposizione e l’alterazione della luce sulla scultura che, una volta irradiata, mostra allo spettatore un’infinità di forme e varianti possibili. L’intervento dei vari agenti atmosferici permette inoltre all’opera, non solo di muoversi, ma anche di vibrare e, dunque, produrre i suoni.
Pochi ma precisi sono i temi figurativi di Pierelli, poiché altrettanto precise sono le linee di ricerca che attraversarono il suo pensiero. A reincarnare la sua poetica ecco materializzarsi simboli apparentemente semplici, forme pure ed icone antichissime, come la sfera o il cubo. Ma, mentre quest’ultimo verrà utilizzato come strumento d’esplorazione per uno spazio esterno, uno spazio "altro", in quanto blocco chiuso e dunque impenetrabile, la prima sarà invece fonte d’ispirazione per lo studio di uno spazio interno: per via della sua stessa struttura fisica, la sfera viene vista come una forma avvolgente, aperta ad ogni esperienza. Se il cubo è pura astrazione geometrica, la sfera è sintesi concreta della natura che ci circonda.