gioielli
Attilio Pierelli comincia a dedicarsi ai gioielli già sul finire degli anni Cinquanta, ma sarà solo a partire dagli anni Sessanta che lo scultore comincerà a dedicarsi sistematicamente alla loro creazione, riproponendo e sperimentando tutte quelle forme e quei concetti tipici della sua scultura, e rivelando così un aspetto totalmente nuovo e complementare della sua arte.
Come nelle sculture, anche nei gioielli l’incidenza luminosa viene enfatizzata dal variare del punto di vista e le immagini riflesse nelle forme intagliate subiscono un continuo mutamento, mentre i giochi di specularità e di trasparenze non fanno che amplificare ed enfatizzare il passaggio della luce.
Nel 1975 l’artista elabora un proprio taglio, il cosiddetto Taglio Pierelli, derivante dalla forma dell’Ipercubo e riproponente perciò, all’interno della pietra preziosa, una moltiplicazione spaziale delle superfici capace di raggiungere sorprendenti effetti di trasparenza. Ponendosi di fronte a tali gioielli si ha come l’impressione di potersi tuffare nell’iperspazio e di raggiungere, in uno stato quasi ipnotico, la quarta dimensione.
Per la creazione di altri pezzi contemporanei l’artista decise invece di ispirarsi a T.E.S.T. (Trascinamento di Eventi Spazio Temporali), riproducendola sia in bronzo nichelato che sotto forma d’orecchini, traducendo con estrema eleganza quell’ormai famosa linea curva in continuo divenire.
Così, tutte quelle entità macroscopiche dell’universo, tutt'oggi ancora estranee alla nostra comprensione, e che vennero indagate e tradotte da Pierelli nella sua scultura, verranno da lui stesso successivamente ridotte, materializzandosi quasi per magia, nella preziosa “dimensione” del gioiello.
Tutti i gioielli creati da Pierelli vennero presentati in maniera organica e completa al pubblico nella mostra curata da Anna Imponente Ruffini Sculture Preziose. L’esposizione ebbe luogo dal dicembre del 2003 al maggio del 2004 a L’Aquila, presso il Museo Nazionale d’Abruzzo.