forma e specularità (1963-1973)
Dopo gli esordi sperimentali dei primi due periodi, la scoperta di un materiale levigato e lucente come l’acciaio inox permette a Pierelli di abbandonare il meno seducente alluminio e di dedicarsi alla produzione di opere appartenenti a quella che sarà la sua fase artistica più lunga e produttiva. Poiché l'intento di Pierelli è sempre stato quello di mettere la sua scultura in contatto non soltanto con l’osservatore, ma soprattutto con lo spazio che l’accoglie, la luce e le immagini che vanno riflettendosi continuamente e in modo imprevedibile su di essa sembrano quasi voler creare una sorta di campo magnetico.
Nelle molteplici varianti di Planche Inox la perfezione “formale” delle opere è potenziata dalla luce, che facendo risplendere e vibrare ad ogni cambiamento luminoso la loro superficie, permette ad esse di entrare in contatto con l'ambiente circostante.
Nella serie Monumento Inox le forme vengono ora complicate da movimenti avvolgenti e da superfici concave o convesse. L’acciaio viene lucidato con una cura quasi maniacale ed entra in competizione con lo spazio circostante che, oltre a venir modificato e ricreato dalla scultura, ne penetra e deforma a sua volta l’identità. Come totemici varchi verso altre dimensioni, i Monumenti Inox innalzati verso il cielo rispecchiano lo spazio, inglobandolo e riflettendone poi un’immagine del tutto inedita. Così come i pittori tentarono nei secoli di andare al di là della superficie bidimensionale della tela, ecco che Pierelli, attraverso le sue strutture d’acciaio, tentava di dar luogo a una dissoluzione della forma nello spazio che riuscisse contemporaneamente a condurre la percezione umana ad un’integrazione dello spazio nella forma stessa. Ed è proprio questa la principale preoccupazione dell’artista, che comincia col perturbare e distruggere lo spazio abituale per abitarne uno trasposto, irreale, surreale.
Nata per stare all’aperto e donata dall’artista stesso all’Università degli Studi della Tuscia, Onda cerca di “ricostruire” la forma dell'omonimo elemento tipico della natura servendosi di una tecnica e di un materiale (l’acciaio inox) totalmente artificiali. Tramite quest’opera, Pierelli vuole insegnare all’osservatore una lezione importante: anche dietro le statiche forme geometriche bisogna saper vedere il tremolio organico della natura. Infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la scultura, caratterizzata da una forma pura, monocolore ed essenziale, non stona in mezzo all’ambiente riccamente incontaminato dell’orto botanico, anzi lo risalta, catturando l’attenzione dell’osservatore attraverso un’unione inaspettata, che vede protagonisti le spontanee creazioni della natura con l’altrettanto genuina “creazione” artistica.
Superficie a cuspide rappresenta la prima vera “intuizione” scientifica partorita dal genio artistico di Pierelli. Realizzata nel 1965, l’opera coincide perfettamente con la rappresentazione scultorea della superficie di equilibrio di una delle sette catastrofi elementari, meglio nota con il nome di Catastrofe a cuspide, che verrà poi scoperta ed enunciata dal matematico francese Renè Thom (1923-2002), tra il 1967 e il 1968.
Simbolo di quell’ostinata e tipicamente ribelle parte dell’indole umana, che da sempre spinge l’uomo ad oltrepassare i propri limiti, Icaro rappresenta una chiara allusione all’omonimo mito. Così come il protagonista, anche la scultura tenta di spiccare il “volo” trionfando, anche se momentaneamente, sulla materia, ed aprendo un varco luminoso ed infinito attraverso le due ali parallele che la incoronano e che raccolgono la luce nel loro punto di snodo.
Sempre durante il periodo Forma e specularità Pierelli viene a conoscenza della teoria dell’iperspazio, scoperta che lo scultore marchigiano stesso non esitava a definire d’importanza almeno pari a quella della prospettiva per gli artisti del ‘400. Sculture come Tortiglione e Monumento Inox sembrano orientarsi proprio verso questa nuova direzione. Entrambe le opere sono rigorose strutture in acciaio all’interno delle quali la luce agisce non soltanto come elemento stilistico ma soprattutto come elemento formale e formante della loro continuamente nuova configurazione nello spazio.
Ambientate in uno spazio che permette loro di accogliere, modificare e, soprattutto, amplificare la natura, opere come Cilindri Aperti consentono all’osservatore di assistere alle più strane avventure ottiche, dandogli modo di dirigere, il più delle volte non arbitrariamente, fenomeni di disgregazione e ricomposizione di un mondo alternativo. Vediamo così forme purificarsi o tendere verso una diversa perfezione, opere ricoperte di liriche composizioni astratte o paesaggistiche dare vita a quadri sorprendenti.
«I metalli inox, dal taglio netto, risoluto, esercitano un fascino sconvolgente, come espressioni pure di un mondo astratto, meccanico, provocatorio nella sua stessa semplicità lineare e costruttiva
Caratterizzata da due semicilindri d’acciaio abbinati ed avvolti su un basamento in plexiglas, l’opera Ex Multiplis Unum venne prodotta in ben 60 esemplari. La composizione di tutte e sessanta le strutture andò poi a formare, in occasione della 1ª Biennale del Museo Progressivo d’Arte Contemporanea di Livorno del 1974, una suggestiva spirale.
La luce che colpisce le opere è sempre una, poiché sono gli schermi che la raccolgono ad esser cento: molteplici schermi, molteplici sfaccettature. Attraverso queste sculture, Pierelli vuole dimostrare l’unità nella varietà della forma, una coincidentia oppositorum che ha la capacità di rinnovarsi ad ogni sussulto dello spettatore-attore. Il mistero della luce penetra in queste strutture, allineandosi in verticali o in orizzontali, rientrando o uscendo, rimbalzando o assorbendosi, scontrandosi o scivolando via.
Il “Monumento Inox” donato all’Università di Tor Vergata è costituito da due lastre in acciaio inox contrapposte leggermente sfalsate. Ripercorrendole verticalmente, dal basso verso l’alto, ecco che si notano anche delle piegature (sette ciascuna per l’esattezza): le due laterali arrivano sino alla sommità, quella centrale - la più acuta - si ferma a due terzi, le quattro restanti si arrestano invece a un terzo. La parte inferiore di ogni lastra viene così modellata in un semicerchio irregolare, mentre la sommità rimane leggermente deformata verso l’esterno. La ripetizione illimitata e indistinta dell’immagine e della sua percezione riflessa trasforma l’opera in una sorta di modulo linguistico in fase di continua rielaborazione.
In linea con le tendenze artistiche del tempo, quasi tutte le opere concepite da Pierelli vennero realizzate e riprodotte in più esemplari. Queste sculture "seriali" rappresentano, infatti, una probabile risposta a quella richiesta di un’arte sociale quale punto di incontro visivo tra la qualità artistica e la quantità tecnologica che caratterizzò questo periodo.